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PROGETTO ZORAN

ENIGMA CARAVAGGIOVERTIGINE 2.0OVUNQUE VAI LASCIA PROFUMO

NOVITA’ —> LA SIMMETRIA DEL DOLORE

ENIGMA CARAVAGGIO

A distanza di 400 anni, la morte di Michelangelo Merisi, noto come il Caravaggio, è una questione ancora aperta. La Storia dell’Arte ha sempre tramandato la figura di un pittore geniale, ribelle; un pittore maledetto. Caravaggio disse che i suoi peccati erano tutti mortali, ma qual è stato il peccato più grave compiuto? Qual era il vero messaggio contenuto nei dipinti di Michelangelo Merisi?
Uno spettacolo interattivo, multimediale, una crime story che porta direttamente il pubblico ad indagare la morte del pittore, ripercorrendo gli spostamenti, in particolare quelli degli ultimi anni di vita. Una narrazione che analizza le figure a lui vicino, le sue muse, i suoi dipinti, attraverso una carrellata di più di 40 opere e documenti originali mostrati durante lo svolgimento dello spettacolo.
Lo spettacolo è frutto di un’analisi approfondita sugli scritti biografici e storici elaborati da critici e storici dell’arte; inchiesta, approfondimento artistico e poetico, criminologia, si intersecano in uno spettacolo che sottolineerà aspetti sorprendenti e poco conosciuti del pittore.
Lo spettacolo ha una versione per le matinée adatta per le scuole superiori e una versione per il pubblico serale. La durata, in entrambi i casi, è di 60 minuti.

Drammaturgia e Regia: Marco Ivaldi
Con: Chiara Cardea, Silvia Mercuriati
Scene e visual concept: Eleonora Diana
Fonica e illuminotecnica: Loris Spanu
Costumi: Armuar Torino
Foto: Stefano Kewan Lee
Musiche di: Roger Subirana Mata (jamendo licensing)
Residenza Multidisciplinare Arte Transitiva – Officine Caos
Produzione: Progetto Zoran

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VERTIGINE 2.0

Spettacolo teatrale con incursioni nella danza, sull’intersessualità.

Che cos’è un’identità? Quanto è pericoloso doversi definire in un genere? Perché si ritiene necessario ancora “normalizzare” ciò che non rientra nella norma? Sono queste le domande che circolano vorticosamente in Vertigine 2.0, un racconto agito e danzato che vuole confrontare attraverso la parola, il gesto e il linguaggio del corpo con il tema dell’intersessualità (ermafroditismo) e dell’identità di genere.
Una giovane donna (o presunta tale) è afflitta ormai da molti anni da continue vertigini: si ritrova spesso a perdere l’equilibrio, cade improvvisamente a terra, poi prova un forte senso di nausea, e un profondo senso di colpa. Questa terribile patologia è una danza che la tiene prigioniera, in una dimensione di solitudine e depressione, rendendole impossibile ogni relazione interpersonale.
Non ci sono cause fisiologiche, ma qualcosa di più profondo, che ha radici antiche.
Nel corso delle sedute di psicanalisi, la donna (o presunta tale) cerca un asse d’equilibrio dove poter arginare lo smarrimento e lo stato d’ansia provocato dalla vertigine, e ripercorre ogni angolo della propria storia, nel tentativo di fare luce. Si scopre così vittima del sistema famiglia e della società perbenista, dei pregiudizi e delle imposizioni di chi ha voluto sistemare le “devianze” del suo corpo “non perfetto”, quando non aveva alcuna facoltà di scegliere né di comprendere la propria identità.
Il dolore è tale da sentire il desiderio di annientare totalmente il proprio corpo indefinito, per ritrovarne forse, sommerso, un altro più vero, più intimo, con cui rinascere.

testo e regia MONICA LUCCISANO
con LUANA DONI
disegno sonoro Matteo Castellan
disegno scena Nathalie Deana
disegno luci Alberto Giolitti
produttore esecutivo Progetto Zoran

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OVUNQUE VAI LASCIA PROFUMO

LOGLINE.
Dopo una furente litigata davanti al pubblico, due persone o forse una, due facce della stessa medaglia, sono costrette ad affrontare le proprie fragilità, individuali e relazionali, per portare a termine lo spettacolo che stanno mettendo in scena.
SINOSSI.
Al centro del palcoscenico, un Menhir.
Un’imponente scatola di cartone che ospita Irma e Nora, nascoste in attesa che il pubblico si accomodi in sala. Si tratta di una struttura modulare, che si trasformerà in quinte e sipario nel momento in cui le due faranno il loro ingresso in scena, agghindate a strampalate attrici.
Fin da subito, Irma critica Nora per la sua imbarazzante insicurezza, Nora tenta di contenere la sfacciata veemenza di Irma. Emergono antichi conflitti irrisolti che le due non riescono a nascondere. Nora, dapprima preoccupata di un flop davanti agli spettatori, si censura, ma infine, esausta, abbandona in modo violento lo spettacolo e addirittura confessa pubblicamente di essere già in cerca di un nuovo lavoro. Irma è disperata e implora Nora di non abbandonarla, ma invano. Rimasta sola e disorientata, in preda al panico, tenta di proseguire lo spettacolo improvvisando un numero canoro che la rende inaspettatamente capace di sostenere la situazione. Nora rientra sconvolta, vergognandosi di essere la vera causa del fallimento dello spettacolo, chiede scusa al pubblico.
Inevitabilmente, le due sono ora obbligate ad andare in fondo alla natura del loro legame, ponendo le basi per un nuovo rapporto.

regia e drammaturgia Chiara Cardea
assistente alla drammaturgia Alberto Maronna
con Chiara Cardea e Silvia Mercuriati
scene e luci Davide Rigodanza
costumi Daniele Cristina
sguardo esterno Cristina Ki Casini, Roberta Pibiri
foto e video Sara D’Incalci
ufficio stampa Francesca Romanini
produzione Cardea/Mercuriati
produzione esecutiva Progetto Zoran
residenza artistica Unione Culturale Franco Antonicelli
con il contributo di Città di Torino, Torino Arti Performative,
Patrocinio Oneroso Consiglio Regionale del Piemonte

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LA SIMMETRIA DEL DOLORE

La simmetria del dolore è un progetto drammaturgico che esplora le molteplici declinazioni del dolore umano, le sue rappresentazioni e le sue implicazioni sociali, con una messa a fuoco via via sempre più stretta: dal manifestarsi pubblico del dolore alla dimensione intima, nel suo indagare compie una sorta di zoomata dal grande al piccolo. Le prime visioni sono quelle del dolore collettivo, che abbraccia porzioni di comunità, e che diventa pubblico: è il dolore che scende in piazza, facendone il luogo più idoneo alla sua espressione e rivendicazione – dagli anni Settanta ad oggi, sono tante le piazze che a diverse latitudini hanno ospitato queste voci – ed è un dolore che diventa politico, trasformandosi in motore di cambiamento sociale. Poi come un ecoscandaglio, si scende in profondità andando a ritracciare il manifestarsi intimo del dolore, vissuto come fatto privato, legato alla fenomenologia particolare di ogni vita, e non più condivisibile. Ma anche in queste solitudini, come nel tracciarsi spontaneo di una mappa, emergono corrispondenze e simmetrie.

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CAPITOLO 1

SUL DOLORE POLITICO DELLE MADRI ARGENTINE AL TEMPO DELLA DITTATURA

Il primo capitolo debutterà nella stagione 2025/26, in occasione dei 50 anni dal colpo di stato che avviò la dittatura in Argentina. È dedicato alla Madri di Plaza de Mayo, donne che dal 1976, ogni giovedì, attraversano la piazza con i fazzoletti bianchi sul capo e le fotografie dei loro figli desaparecidos appese al collo. Quella ronda infinita, espressione del dolore per antonomasia, chiede verità e giustizia su quanto accaduto. Un rito di dolore che da privato si fa pubblico, manifestazione di un lutto che diventa atto politico.

STAGIONE 2025-26

COME LA CICALA

50 anni di Plaza de Mayo
testo e regia Monica Luccisano
con Chiara Cardea, Silvia Mercuriati
disegno suoni Antonio Dominelli
disegno scena da definire
disegno luci da definire
costumi da definire
produzione esecutiva Progetto Zoran
distribuzione Lucciola Teatro (Paolo Gorietti e Marianna Pezzini)

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CAPITOLO 2

SUL DOLORE PER I CORPI SCOMPARSI IN DIVERSE LATITUDINI NEL NOSTRO TEMPO

Dagli anni Novanta le Madri del sabato occupano piazza Galatasaray, a Istanbul, per chiedere verità sui corpi dei loro figli portati via dalle forze di polizia turca. In Bosnia, all’indomani del massacro di Srebrenica (1995), le Madri di Srebrenica si ritrovano davanti alle fosse comuni e annodano sciarpe e scialli a simboleggiare la loro solidarietà. Dal 2009 le donne iraniane si radunano a Laleh Park, a Teheran, per protestare contro gli arresti di massa, e la repressione del dissenso. In Siria, oggi, le madri vagano tra le prigioni di Sednaya, gli ospedali e gli obitori, mostrando le fotografie dei figli scomparsi.

STAGIONE 2026-27

CORPI ASSENTI

testo e regia Monica Luccisano
con Chiara Cardea, Silvia Mercuriati
disegno sonoro da definire
disegno scena da definire
disegno luci da definire
costumi da definire
produzione esecutiva Progetto Zoran
distribuzione Lucciola Teatro (Paolo Gorietti e Marianna Pezzini)


CAPITOLO 3

SUL DOLORE INTIMO QUALUNQUE SIA LA CIRCOSTANZA CHE LO HA PROVOCATO

STAGIONE 2027-28
testo e regia Monica Luccisano
titolo e cast in via di definizione
produzione esecutiva Progetto Zoran
distribuzione Lucciola Teatro (Paolo Gorietti e Marianna Pezzini)

Nel terzo capitolo – che si propone di andare in scena nel 2027-28 – dal dolore pubblico si guarderà al privato, dal collettivo a quello individuale. Corpi strappati per le più svariate cause insite nella fragilità della vita o nella violenza umana, dalle guerre alle tragedie accidentali. Uno sguardo introspettivo, intimo, nelle stanze private della sofferenza.