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CUORE DI CANE


GUARDA COME NEVICA
1. CUORE DI CANE
di Michail Bulgakov

con Licia Lanera e Qzerty
sound design Tommaso Qzerty Danisi
luci Vincent Longuemare costumi Sara Cantarone maschera Sarah Vecchietti
assistente alla regia Annalisa Calice
tecnici di palco Cristian Allegrini e Francesco Curci

adattamento e regia Licia Lanera

durata un’ora e quindici minuti
produzione Compagnia Licia Lanera
co-produzione TPE – Teatro Piemonte Europa
con il sostegno del MiBAC e Regione Puglia e dell’Assessorato all’Industria Turistica e Culturale, Gestione e Valorizzazione dei Beni Culturali

Cuore di Cane è una continua connessione tra esasperazione, eccesso, magico e surreale.
Tocca nel profondo il desiderio di rivoluzione, esprime l’urgenza di rivelare pensieri, idee culturali e sociali che non resistono più a nessuna gabbia.

Bulgakov nel corso della sua vita riuscì a pubblicare pochi scritti, per la maggior parte censurati e diffusi solo dopo la sua morte, tra cui Cuore di Cane. Bulgakov continuamente osteggiato, perseguitato, censurato, ha sofferto fino ad essere sopraffatto dal senso di sconfitta che ha riportato nei racconti e nei romanzi in cui è manifesta la condizione dell’intellettuale in costante conflitto con il proprio tempo.

In Cuore di Cane il professor Filipp Filippovič riceve nel suo ricco appartamento di Mosca tutti coloro che rifiutano la decadenza e la vecchiaia ed interviene sui loro corpi installando degli organi animali e donando loro la giovinezza, fino a quando un giorno sperimenta il processo contrario: impianta nel corpo di un cane randagio ipofisi e testicoli umani. Da questa operazione ne conseguono avventure rocambolesche e tragiche verità.

Cuore di Cane apre uno spaccato su una società malata e sconfitta che tanto assomiglia al nostro oggi; racconta i vizi, i difetti e le sclerosi della società attraverso il meccanismo dell’iperbole e del fantastico. Ma soprattutto è un testo politico, che analizza il sistema e ne smaschera le falle, ne esamina le contraddizioni, ne deride le abitudini.

Attraverso il grottesco, già presente nel testo originale, e che la Lanera spinge all’estremo nella riscrittura di questo monologo, viene evidenziata la miseria di una società che ha perso la coscienza politica. È dunque dell’oggi che si parla in questo spettacolo, di noi qui nel 2018, del qualunquismo, della deriva delle idee, dell’imbarbarimento o meglio dell’imbastardimento di una comunità.

Il lavoro su Cuore di Cane è caratterizzato da una struttura musicale decisa, affidata al compositore di musica elettronica Tommaso Qzerty Danisi. Una molteplicità di suoni e di voci per far catapultare lo spettatore nell’atmosfera moscovita e per restituire una forza pirotecnica alla scrittura. Gli effetti sonori riprendono la bufera, le lamiere che sbattono, matite che scrivono su pagine di diari, trivelle e seghe che aprono scatole craniche, tacchi di scarpe che corrono e voci, voci, voci.
Tutte le voci sono affidate a Licia Lanera che continua il suo percorso impervio, negli abissi delle sue corde vocali; sperimentandone ogni possibilità, diventando prima cane, poi uomo, poi donna… Ne verrà fuori una specie di racconto per attrice anziana, su cui si accanisce una bufera di neve.

SGUARDI CRITICI

Licia Lanera, completamente sprofondata, trasfigurata nel racconto, indossa un elegante veste anni venti. Una maschera bianca e rugosa le calca il viso: una moira, uno spettro, il riflesso del Grottesco che domina un’epoca – quella di Bulgakov e, con inquietanti similitudini, la nostra – e deflagra clamorosamente in ogni scena. In penombra o immersa in una tinta rossa Lanera, capo coro di se stessa, fa suonare un’orchestra di voci, caratteri, idioletti: l’antologia geniale dei personaggi assurdi, ridicoli, comici e umani che Bulgakov chiama a raccolta in una cattedrale di parole calibratissime nell’evocare immagini, tinte e umori cui è un piacere sacrosanto abbandonarsi. La grandezza della letteratura – e dell’arte mistica con cui questa possa manifestarsi nei muscoli, nel fiato e nella voce sulla scena – si manifesta in un corpo a corpo tumultuoso e delicatissimo che ci restituisce la natura profondamente politica di quest’artista cui «il Teatro è necessario come l’aria».
Come lei al Teatro.

Francesca Saturnino, Che teatro fa / laRepubblica.it


«Cuore di cane» è il primo movimento della trilogia «Guarda come nevica» di Licia Lanera, dedicata a tre autori russi (Cechov, Majakovskij e Bulgakov) che precedono e seguono la rivoluzione bolscevica del 1917. Ed è uno dei migliori esempi di come un materiale radiofonico possa felicemente evolversi in allestimento teatrale compiuto e convincente.

Stefano de Stefano, Corriere del Mezzogiorno (ed. Napoli)


[…] l’allestimento in questione abbia soprattutto il raro pregio di agganciarsi all’attualità che ci assale e ci coinvolge, ogni giorno, dalle televisioni, dai giornali e dai famigerati
«social»: un’attualità che, lo sappiamo, ha specialmente il segno di una politica tanto arrogante quanto fintamente progressista e, di fatto, soltanto orecchiante e parolaia. Attenzione, però: un secondo e ancor più raro pregio dello spettacolo di Licia Lanera è quello di dar luogo all’attualizzazione di cui ho detto nel pieno rispetto della vicenda umana e, giusto, politica dell’autore oltreché dei contenuti e degli aspetti formali della sua opera.

Enrico Fiore, controscena.net


L’opera bulgakoviana, già spoglia degli ammonimenti moralistici e delle previsioni catastrofiche di Mary Shelley – che tutt’oggi suggestionano la fantasia di Christian Frei – si libera del sarcasmo secolare di cui è originariamente intrisa: Licia Lanera estromette dal proprio Cuore di cane l’istanza satirica, l’altezzosa critica all’esaltazione proletaria, ritagliando dall’antigrafo l’intima tragicommedia del protagonista, che detona sulla scena con esiti gustosissimi. La rappresentazione della tracotanza umana si libra vivida e suggestiva: con raffinato umorismo, suscita il sorriso scettico e beffardo dell’uomo che si accetta per quello che è.

Chiara Mignemi, Stratagemmi – Prospettive Teatrali